Fortune: Cook a Washington, solo incontri informali

Gli incontri tenuti da Tim Cook a Washington sono stati per lo più informali, ma hanno ufficialmente aperto un canale di comunicazione tra Apple e Capital Hill. Anche in questo si misura la distanza con Jobs.
Gli incontri tenuti da Tim Cook a Washington sono stati per lo più informali, ma hanno ufficialmente aperto un canale di comunicazione tra Apple e Capital Hill. Anche in questo si misura la distanza con Jobs.


La distanza tra la gestione Jobs e quella dell’era Cook si fa di giorno in giorno più evidente. Se infatti il primo non si era mai fatto vedere a Washington, se non in rarissime eccezioni, il secondo ha ufficialmente varato una “lina aperta di comunicazione” con la politica USA. Tant’è che l’incontro avvenuto qualche settimana fa tra il CEO di Apple e John Boehner è da considerarsi meramente introduttivo. In futuro, si legge su Fortune, le cose cambieranno e anche parecchio.

Al di là del presidente della Camera dei rappresentanti degli USA Boehner, Cook ha incontrato il capo della maggioranza al Senato Harry Reid nonché quello della minoranza Mitch McConnell, e ha saltato Nancy Pelosi solo perché quest’ultima al tempo era impegnata in una visita ufficiale in Afghanistan. In ogni caso, si è trattato per lo più di incontri informali:

“È stato solo un atto di apertura delle linee di comunicazione” ha affermato un assistente a Fortune, “ma è il primo passo verso quella che, speriamo, sarà una relazione in divenire. Non siamo certo diventati amiconi con un solo incontro.”

Si è parlato del più e del meno, del vetro dell’iPad prodotto a Corning nel Kentucky (città natale del Senatore McConnell), ma non di questioni più serie. Anzi, tutto l’incontro si è svolto all’insegna dello stile Apple:

“Erano molto silenziosi e concentrati. Non c’è stato alcuna dichiarazione pubblica, nessuna conferenza stampa, niente fuochi d’artificio, proprio come la società stessa, focalizzata sul design del prodotto e non sul risultato.” La fonte ha anche aggiunto che Cook, a differenza di Jobs, “ha un forte interesse personale per le questioni politiche; anzi, riconosce che un CEO impegnato su questo fronte può fare la differenza tra le priorità della politica.”

Un cambio di paradigma che potrebbe presto avere un peso determinante anche sulle cifre spese in attività di lobbying. Fino ad oggi, infatti, Apple ha sempre investito meno di tutti i suoi competitor in attività di azione politica, ma ora c’è un nuovo timoniere al comando, e soprattutto, pericolose spade di Damocle da evitare. Cose come l’aliquota light sulle tasse, ad esempio, o le pesanti accuse del Dipartimento di Giustizia sul presunto cartello in materia di eBook. Come dire, a volte i migliori avvocati dello Stato possono non bastare.

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