ResearchKit, luci ed ombre della ricerca scientifica su iPhone

ResearchKit porta la ricerca scientifica su iPhone. Potenzialmente potrebbe rivoluzionare la medicina, ma i dubbi sono ancora molti.
ResearchKit porta la ricerca scientifica su iPhone. Potenzialmente potrebbe rivoluzionare la medicina, ma i dubbi sono ancora molti.


Con ResearchKit, Apple porta la ricerca scientifica su iPhone; una scelta che potenzialmente potrebbe dare una svolta epocale alla medicina, ma che dall’altra rischia solo di creare inutile confusione. Ecco pro e contro di una tecnologia che potrebbe cambiare per sempre le nostre vite.

Ad appena 24 ore di distanza dall’apertura di ResearchKit, il framework di ricerca scientifica su iPhone ha già attirato migliaia di iscritti; una risposta che ha sorpreso perfino gli addetti ai lavori. Bloomberg scrive:

“Per ottenere 10.000 persone iscritte in uno studio medico normalmente, ci vorrebbe un anno di tempo e 50 centri medici in tutto il paese,” ha affermato Alan Yeung, responsabile medico della sezione Stanford Cardiovascular Health. “Questa è la potenza del telefono.”

Una volta che l’utente dà l’autorizzazione, ResearchKit utilizza i sensori dell’iPhone per raccogliere informazioni biologiche sull’utente -peso, pressione sanguigna, livelli di glucosio, uso di inalatori per l’asma e così via- e le invia in forma anonima ai vari centri di ricerca attraverso delle app specifiche che arriveranno nei prossimi mesi. In teoria, una manna dal cielo, ma la realtà come al solito è sempre molto più complessa di come ce la immaginiamo.

Per prima cosa, statistiche alla mano, tra gli utenti iPhone è più probabile trovare persone con un elevato grado di istruzione e/o con salari superiori rispetto al mondo Android, e ciò può inficiare i risultati. Perché è ovvio che, con maggiori possibilità economiche, ci si possa curare e alimentare meglio. Ricordate?

Ma c’è molto altro:

“Raccogliere semplicemente tante informazioni sulle persone -che possono o non possono avere un particolare problema, e che possono o non possono rappresentare un paziente tipico- potrebbe semplicemente aggiungere rumore e distrazione,” ha affermato Lisa Schwartz, professoressa al Dartmouth Institute for Health Policy and Clinical Practice. “Un dato impreciso ripetuto un milione di volta resta comunque un dato impreciso.”

Ma la critiche non si fermano qui. Owen Thomas su ReadWrite scrive:

Il problema di ResearchKit è che il software HealthKit di Apple e l’app Salute con cui va a braccetto è che sono piene di bug, difficili da usare e poco interessanti per i consumatori. Non si avvicinano neppure minimamente alle aspettative verso i prodotti Apple. Provengono da un pianeta alieno vicino Microsoft. E poiché ResearchKit si basa su HealthKit, ciò significa che si poggia su basi molto instabili.

L’impressione, in altre parole, è che Apple stia aprendosi alla ricerca poiché HealthKit non è stata in grado di catalizzare l’interesse del grande pubblico, e la prova di ciò starebbe nell’insolita apertura del codice coll’Open Source. “Ciò,” scrive Thomas, “significa che qualcun altro -e non gli ingegneri Apple- dovranno sistemare i bug.”

Quel che spaventa noi di Melablog, invece, è un altro aspetto. Apple si fa prendere dalle mode che essa stessa inventa, e quando un’idea rivoluzionaria non le serve più o diventa un po’ datata, viene abbandonata in favore di un’altra idea rivoluzionaria. Fino a poco tempo fa sembrava che iPad dovesse sostituire tutti i libri di scuola, o che iAd fosse destinata ad eclissare qualunque altra forma di pubblicità dell’Universo. Oggi è la salute, domani magari la mobilità cittadina: passiamo da una moda all’altra, senza mai fermarci a riflettere. Il problema è che alcune rivoluzioni, di solito quelle più importanti, hanno bisogno pure di continuità. Ma poi chi lo dice agli azionisti?

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