Steve Jobs sulla morte: il discorso di Stanford

È morto Steve Jobs. Cosa diceva della morte
È morto Steve Jobs. Cosa diceva della morte


Poche persone come Steve Jobs avevano spiegato perfettamente in vita il loro pensiero sulla morte. Fu a Stanford nel 2005, che insieme a quella straordinaria lezione di vita racchiusa in quattro parole di numero – “Stay hungry, stay foolish” – Jobs spiegò anche la sua prospettiva a riguardo della fine.

Nessuno vuole morire. Anche chi vuole andare in Paradiso, non vuole morire per andarci. Ma la morte è la destinazione finale di tutti noi. Nessuno può sfuggirvi. E così è giusto che sia, perché la morte è molto probabilmente una delle migliori invenzioni della vita. È l’agente del cambiamento. Spazza via il vecchio per fare posto al nuovo. Ora come ora il nuovo siete voi (rivolgendosi a neolaureati di Stanford, ndt) ma tra non moltissimo, gradualmente, diventerete voi il vecchio e sarete a vostra volta spazzati via. Mi spiace essere così duro, ma è la verità.

Jobs divise quel discorso in tre sezioni: la prima, in cui spiegava come “unire i puntini”, ovvero “connecting the dots” in cui raccontava della sua giovinezza, della famiglia adottiva, dei lavoretti svolti per guadagnare qualcosa, e degli studi. Nella seconda parte Jobs invece approfondiva la sua storia di imprenditore. La cacciata negli anni ottanta da Apple, i tentativi di rinascita, il progetto NeXT, la Pixar, e molto altro. “Love and loss”, amore e sconfitte: ma era nella terza parte del discorso di Stanford che Jobs spiegava le sue convinzioni sulla morte. Ne avevamo scritto anche qualche mese fa, quando Jobs lasciò la plancia di comando di Apple.

Vediamone qualche estratto:

La terza storia che voglio raccontarvi è sulla morte. Quando avevo diciassette anni lessi una frase che diceva “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi giorni avrai ragione”. Mi fece abbastanza effetto, e da allora, negli scorsi 33 anni, ogni mattina mi sono guardato allo specchio chiedendomi “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quel che sto per fare oggi?”. Nel caso la risposta fosse “No” per troppi giorni di seguito, sapevo che dovevo cambiare qualcosa.

Prosegue dopo il salto.

Ricordarmi che presto sarei morto è stato il migliore strumento per aiutarmi a fare le grandi scelte della mia vita. Perché quasi tutto – tutte le attese dell’esterno, tutto l’orgoglio, tutte le paure, gli imbarazzi, o i fallimenti – scompare di fronte alla morte, lasciando solo quello che è davvero importante. Ricordarvi che prima o poi morirete è il modo migliore per sfuggire alla trappola di pensare che ci sia qualcosa da perdere. Siete sempre nudi. Non c’è motivo per non seguire quel che vi dice il vostro cuore.

Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi avresti avuto ancora dieci anni di tempo per dirglielo. Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire i tuoi “addio”.

(…)

Il vostro tempo è limitato. Non fatevi intrappolare dai dogmi – che significano vivere con regole inventate da qualcun altro. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui copra la vostra voce interiore. E più importante di tutto, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e il vostro intuito. Loro sanno già che cosa volete diventare. Tutto il resto è secondario.

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