Antitrust delle assunzioni nella Silicon Valley, uno dei querelanti protesta contro il risultato

Nel corso procedimento legale di classe incentrato sulle pratiche di assunzione nella Silicon Valley le compagnie coinvolte, tra cui Apple, Google ed Intel, hanno raggiunto un accordo. Uno dei querelanti però protesta contro l'ingiusto risultato.
Nel corso procedimento legale di classe incentrato sulle pratiche di assunzione nella Silicon Valley le compagnie coinvolte, tra cui Apple, Google ed Intel, hanno raggiunto un accordo. Uno dei querelanti però protesta contro l'ingiusto risultato.

Proprio negli ultimi giorni sembra essere giunto al termine uno dei capitoli scritti sulle varie peripezie che coinvolgono Apple presa in causa nelle aulee di tribunale. L’annosa lotta tra Samsung si è conclusa in un verdetto a favore della società di statunitense che si è vista assegnare a titolo di risarcimento una somma di più di cento milioni di dollari, una cifra risibile se si pensa all’ammontare di danaro in gioco.


Guarda: Apple contro Samsung, il verdetto: violati 2 brevetti, multa da oltre 100 milioni

Lo stesso vale per il risultato di un altro dei procedimenti legali con cui Apple è stata recentemente impegnata sebbene in questo caso la società non sia la parte lesa ma si sia trovata dall’altra parte della barricata.

La società di Cupertino si è trovata nel mirino a causa dei comportamenti poco etici nella politica di assunzioni che prevedeva un accordo multi laterale atto ad evitare il “furto” di cervelli. L’azione di classe intentata da 64.000 lavoratori della Silicon Valley coinvolgeva anche società del calibro di Google, Intel, Adobe e Walt Disney e si è conclusa con un patteggiamento che ha portato ad un risarcimento totale di 324 milioni di dollari.

Guarda: Apple, Google e Intel, raggiunto un accordo nella causa contro il cartello delle assunzioni

Briciole rispetto al risarcimento di 3 miliardi richiesto nella querela e ancor di più rispetto al pagamento di 9 miliardi ipotizzato nelle proiezioni in caso di una sentenza a favore del gruppo.
Come riporta il New York Times, Michael Devine, uno dei quattro querelanti il cui nome figura negli atti in qualità di rappresentante, ha manifestato il proprio scontento per il risultato decidendo di scrivere una lettera al giudice Lucy H. Koh della United States District Court for the Northern District of California. La richiesta è quella di respingere il patteggiamento e dare seguito al processo.

“Il gruppo vuole una reale opportunità di giustizia. Vogliamo il nostro momento in aula. Come analogia, se un taccheggiatore venisse registrato in un video mentre ruba un iPad da 400$ da un Apple Store sarebbe un risultato equo e giusto che il suddetto taccheggiatore pagasse 40$, tenesse l’iPad e se ne andasse senza alcuna ammissione di colpa o registrazione dell’atto? Naturalmente no.”

Devine spera in una risposta positiva da parte del giudice ma per avere una reale speranza che l’accordo venga respinto dovrebbe ottenere l’appoggio di gran parte dei querelanti.

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