SIM integrata: Apple a un passo dal controllo dei gestori


C’è molto più di quanto non sembri, nella vicenda che ha visto i carrier europei gridare con orrore alla SIM programmabile integrata nell’iPhone 5. In ballo con Cupertino non c’è soltanto il controllo dell’utenza, ma il rischio concreto di sovvertimento dello status quo nel mondo della telefonia mobile, se non addirittura di concorrenza vera. Uno scenario evidentemente raccapricciante, e qualcuno già parla di Apple-Telecom.

Con la tecnologica SIM di Gemalto, Apple potrebbe tagliare semplicemente fuori i gestori telefonici. Immaginate lo scenario. Un utente va su iTunes Store dove è pubblicizzata una tariffa più conveniente della propria; un paio di clic, e la conferma che il piano è stato correttamente ed istantaneamente modificato. Poi, lo stesso utente scopre un’opzione tariffaria che gli consente di abilitare il roaming mondiale per il suo iPad con un piccolo sovrapprezzo: anche lì, un clic e via a comprare un last minute. Sembra fantascienza ma poteva diventare realtà, già tra qualche mese. Se non fosse chiaro, parliamo di una sanguinosa -e per ora scongiurata- guerra all’ultimo sconto tra carrier, sui terreni di iTunes Store.

E per ottenere lo scopo, Apple potrebbe decidere di diventare in qualche modo una sorta di gestore virtuale, dotato di propri IMSI (International Mobile Subscriber Identity, vale a dire il numero univoco di riconoscimento associato a tutti gli utenti di telefonia mobile di reti GSM o UMTS) e chiavi crittografiche, quelle che garantiscono la sicurezza e non duplicabilità delle SIM. In questo contesto, ogni utente iPhone o iPad diventerebbe di fatto un utente in roaming su qualunque network reale, ma senza le complicazioni del caso. Per esempio, si potrebbe acquistare un pacchetto ore, un giorno, una settimana o un mese di connettività in Europa senza doversi preoccupare di SIM, gestori o tariffe di roaming.

La verità, nonostante il tangibile impegno profuso dalla Comunità Europa a riguardo, è che salvo casi eccezionali queste ultime sono carissime, anche all’interno dei paesi dell’Unione. Se la SIM integrata diventasse realtà, Apple potrebbe contrattare e rivendere piani internazionali molto convenienti. Il gestore, a quel punto, non saprebbe più se l’utente connesso alla sua rete sia italiano o francese o tailandese: tutto ciò che vedrebbe sarebbe un IMSI di Cupertino, cui spetterebbe l’onere della raccolta e ridistribuzione dei proventi. Insomma, né più e né meno come avviene già con musica, film e software.

Altro esempio. Se un utente dovesse riscontrare difficoltà a connettersi (scarsa copertura, problemi di rete, lentezza, etc.), potrebbe chiedere ad Apple di intervenire, e grazie agli accordi siglati con multipli operatori, potrebbe effettuare istantaneamente il passaggio verso un network più performante. E per di più, Apple potrebbe consociarsi a Starbucks, FON, Skype e così via, per offrire il riconoscimento dell’utente ovunque nel mondo, senza setup, configurazioni, contratti da firmare e tessere da acquistare. Qualcuno ha detto rivoluzione dei micropagamenti?

Certo, oltre a questo Apple avrà bisogno di molta tecnologia e partnership strategiche: per esempio un centro di autenticazione, un “Home Location Register”, senza contare le tonnellate di scartoffie da ottemperare, l’ITU da contattare e i gestori cui strappare i contratti. Ed è proprio lì il pasticciaccio: i gestori faranno quadrato contro questa rivoluzione delle telecomunicazioni, nel bene e nel male. Diciamo così perché se da una parte l’idea appare davvero rivoluzionaria, dall’altra l’esistenza di un “grande intermediario e consigliere degli acquisti dei clienti” per musica, video, software e connettività fa un po’ paura. Anche se ha la mela sopra.

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